Punta Gallinas e la Guajira
Oggi vorrei parlarvi della mia esperienza di viaggio a Punta Gallinas, nel dipartimento di La Guajira. La destinazione è raggiungibile quasi esclusivamente tramite tour organizzati. Qualsiasi sia l’operatore turistico al quale vi rivolgerete preparatevi a pagare più o meno la stessa cifra e a dormire negli stessi luoghi. Non ci sono infatti molte strutture turistiche nella regione. L’unica vera differenza del tour sarà il mezzo con il quale vi sposterete e la guida che vi accompagnerà. Vi consiglio di scegliere con cura la vettura perché il viaggio comporta moltissime ore in macchina e avere un fuoristrada comodo vi aiuterà a sopportarle.
Uno dei viaggi più belli da intraprendere da soli è senza ombra di dubbio quello in Colombia. Questa nazione si presta moltissimo all’accoglienza dei viaggiatori “zaino in spalla” per ospitalità e sicurezza.
Primo giorno
Io ho prenotato il mio viaggio tramite il tour operator Adventure Colombia che consiglio a tutti per precisione, efficienza e cortesia. Sicuramente non è tra i più economici ma viaggiando da sola mi ha rassicurata molto in fase di prenotazione. Inoltre le sue guide sono tutte local e questo rappresenta un grande plus sia per la conoscenza della cultura del luogo che per eventuali imprevisti da affrontare. I tour a Punta Gallinas partono quasi tutti da Riohacha, una cittadina piuttosto anonima situata a un’ora da Palomino e a due ore da Santa Marta. Vi consiglio di pernottare in città la notte prima della partenza in modo da evitare una levataccia inutile.
La prima tappa del tour è la cittadina indigena di Uribia dove si ha la possibilità di vedere alcune saline e di comprare le ultime provviste prima di iniziare il viaggio nel deserto. Il nostro autista ci ha esortati ad acquistare qualcosa per i bambini e le popolazioni che avremmo incontrato nel tragitto.
La popolazione Wayuu
Da Uribia ha inizio il primo tragitto in macchina nel deserto. Il mio gruppo è composto da altri 5 ragazzi che hanno più o meno della mia età. Iniziamo a prendere confidenza. Le ore in macchina da affrontare sono tante e quindi ci alterniamo occupando a turno i vari posti all’interno del 4×4. Dopo un paio di ore di guida ecco comparire i primi segni di civiltà. L’etnia che abita la Guajira si chiama Wayuu e comprende circa 140.000 persone che sopravvivono con la pesca e poche altre attività legate al turismo. Gli indigeni che abitano lontano dal mare vivono in piccole capanne di legno e i loro figli cercano di bloccare le auto dei turisti in tutti i modi. La modalità più simpatica è quella di legare tra due pali di legno un filo colorato in modo che sia visibile, nella speranza di ricevere acqua, pane o caramelle dai turisti. Questa condizione fa riflettere ma vi posso assicurare che non vi è tristezza nei volti di questa popolazione. Anzi molto spesso sembrano più sereni di noi poveri civilizzati, preoccupati del fatto che nella Guajira non vi sia copertura telefonica o connessione dati.
Cabo de la Vela
Nel primo pomeriggio raggiungiamo Cabo de la Vela dove pranziamo osservando alcuni ospiti che praticano Kite Surf nella spiaggia situata di fronte alle strutture turistiche. Cabo de la Vela è una strada di poche decine di metri con qualche Posada e un paio di ristoranti. Appena concluso il pranzo partiamo alla volta del Pilar de Azúcar, una spiaggia dominata da una piccola montagna sulla cui cima è situato un minuscolo santuario. La salita non è semplice perché la zona è molto ventosa ma la vista ripaga immediatamente di tutti gli sforzi. Dopo qualche bagno in spiaggia ripartiamo alla volta di un altro promontorio roccioso che affaccia sul Mar dei Caraibi. La vista mozzafiato è resa ancora più spettacolare dal tramontare del sole nel mare. Dopo un breve tragitto eccoci di rientro a Cabo de la Vela.
La cena comprende un piatto di pesce con del riso e della verdura. Dopo cena decidiamo di passare un’oretta presso l’unico bar sulla spiaggia bevendo qualche birra e apprezzando il silenzio e il cielo stellato che offre questo posto unico al mondo. L’alternativa per la notte è dormire su un’amaca o all’interno di una piccola abitazione di cemento con materasso e lenzuola. Decido di provare l’esperienza amaca che si rivela essere più dura del previsto perché dormire per 8 ore all’interno di un telo non è affatto semplice. Si muove di continuo e si fa fatica a trovare la posizione giusta.
Secondo giorno
La mattina seguente ha inizio il nostro viaggio verso Punta Gallinas. La prima tappa, a circa due ore di strada, sono le spiagge di Bahia Honda formate da distese di sabbia e conchiglie completamente deserte. Concludiamo la mattinata pranzando nel deserto all’interno di una struttura Wayuu.
Nel pomeriggio ci aspettano 4 ore di guida e varie soste per ammirare i panorami che la costa caraibica ha da offrirci. La sosta più interessante è quella presso le dune di Taroa che cadono a picco sul mare e che ci regalano qualche minuto di svago. Poco distante dalle dune ecco comparire il famoso faro di Punta Gallinas, il punto più a Nord di tutto il Sud America. Il paesaggio è sorprendente ed è impossibile non perdere almeno un’oretta per fotografarlo o tenerlo impresso nella memoria. Ripartiamo quindi alla volta di un’altra spiaggia chiamata Punta Aguja Beach da dove poter ammirare il secondo tramonto del nostro tour.
Alla fine di un’intera giornata “on the road” raggiungiamo finalmente la Posada Luz Mila, situata su un promontorio circondato dal mare. Dopo un’ottima cena a base di pesce e riso passiamo parte della serata giocando a Uno con un ragazzo venezuelano che è stato costretto a lasciare il suo paese per rifugiarsi in questa zona dimenticata dal mondo, chiedendo ospitalità in cambio di lavoro. In questa seconda notte nel deserto decido di dormire nell’abitazione. L’alternativa si rivela essere leggermente più comoda ma un pochino ansiogena se non si amano gli insetti. Infatti, rispetto all’amaca, l’abitazione è un’ottima casa anche per scarafaggi e piccoli ragni.
Terzo giorno
L’ultima mattinata del tour si apre con una meravigliosa alba sul mare e prosegue con un tragitto in barca alla scoperta di un paio di isole dove risiedono alcuni fenicotteri rosa. Il fuoristrada ci recupera a Playa la Boquita e da lì iniziamo il lungo tragitto di ritorno. Decidiamo di non fermarci a pranzare a Uribia ma proseguiamo fino a Riohacha per gustarci un ultimo pranzo a basa di aragosta tutti insieme. Nel corso del mio viaggio in terra colombiana incontrerò e passerò altri momenti insieme a questi ragazzi conosciuti durante questo tour di 3 giorni fuori dai confini del mondo.
Se Punta Gallinas e La Guajira vi hanno incuriosito vi rimando alla descrizione del mio itinerario di viaggio sulla Colombia. In questo articolo potrete farvi un’idea degli spostamenti, dei luoghi e dei periodi migliori in cui esplorare questa nazione.
Invece, se avete altre curiosità sulla destinazione di cui vi ho appena parlato lasciate un commento qui sotto o contattatemi attraverso i miei canali social.
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